Una grande artista ma anche una bellissima donna, Carmela Remigio, che ci ha simpaticamente incontrato personalmente al termine di una recita de “L’Amico Fritz”, al Teatro La Fenice di Venezia. Riportiamo integralmente le risposte alle domande che le abbiamo successivamente rivolto.
di Salvatore Margarone
Carmela Remigio vince il “Premio Abbiati 2016”, come miglior cantante dell’anno. Cosa significa per te e cosa provi per aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento?
Sono molto felice per il Premio Abbiati, un riconoscimento che arriva non solo per qualità vocali ma in particolare per la ricerca interpretativa che in questi anni ha animato il mio percorso artistico, e che mi incoraggia a proseguire in questa direzione.
Nel tuo repertorio ritroviamo diversi periodi, dal barocco al contemporaneo. C’è un periodo tra questi a cui sei particolarmente legata, o che ti piace meno? Perché?
Amo la musica di tutte le epoche, e proprio questa curiosità per i vari repertori mi ha portato ad affrontare un ampio spettro di opere, da Monteverdi del quale interpreterò in autunno il ruolo di Poppea nella “Incoronazione di Poppea” al Teatro alla Scala, fino al “Rake’s progress” di Stravinskij al Teatro la Fenice di Venezia nel 2014, o la più recente “Donna serpente” di Casella al Teatro Regio di Torino.
Lavori correntemente con direttori d’orchestra di chiara fama e registi di talento. Quanto spazio è realmente concesso all’interprete per la costruzione del proprio personaggio?
Devo riconoscere, e in questo mi sento fortunata, di avere avuto l’opportunità di lavorare sotto la direzione di direttori e registi che hanno saputo tirar fuori il meglio delle mie potenzialità interpretative. Quando nella costruzione del personaggio si parte dalla interiorità dell’interprete, allora la recitazione si trasforma in un atto creativo ed interpretare diviene una continua osmosi tra pubblico ed esecutore.
Chi ti osserva quando sei sul palcoscenico nota come ti immedesimi nel personaggio. Che studio fai a ritroso per questo?
Semplicemente dimentico di essere Carmela e mi infilo nelle pieghe più sottili del personaggio che devo interpretare fino a fare mio il suo respiro.
La tua carriera inizia con la vittoria del Concorso Pavarotti del 1992. Com’è cambiata da allora la tua vita?
Nell’arco di un mese la mia vita cambiò completamente. Iniziai la lunga trafila delle audizioni e le prime scritture non sono arrivate facilmente ed immediatamente. Gli inizi sono difficili per tutti, e prima che le attitudini personali di un cantante vengano riconosciute bisogna passare sotto molte critiche e da queste prendere lo spunto sempre migliorarsi. Il nostro lavoro è fatto di continuo studio, ascolto e confronto.
Il Concorso Pavarotti ti ha dato modo di conoscere e lavorare a fianco di uno dei più grandi tenori italiani: Luciano Pavarotti. La tua esperienza con lui?
Per molti anni ho cantato in concerti a fianco di Luciano Pavarotti, recital in duo con lui in tutto il mondo.
Sei considerata l’erede della migliore tradizione vocale italiana. Cosa significa per te?
E’ una grande responsabilità, tutti gli italiani hanno potenzialmente in eredità uno stile, un linguaggio che arriva dalla nostra tradizione. Poi bisogna saperlo tradurre in un codice personale e saper coniugare pensiero, immaginazione musicale e modernità dello stile. Uno sguardo all’ antico per trasportarlo nell’ epoca contemporanea. Credo che questo sia l’ equilibrio perfetto.
Quanto è importante per te la parola nel canto?
E’ fondamentale. Il Canto senza parola e senza accento nella parola è nulla. A volte un interpretazione scaturisce da come decidi di “colorare” le consonanti, ancor più delle vocali. Una ricerca onomatopeica del suono musicale sposato alla parola e in particolar modo alla consonante. L’opera è parola e musica, non bisogna mai perdere di vista che raccontiamo una storia al pubblico e dev’essere un esigenza quella di raccontarla come un attore senza dimenticare che parliamo la lingua della musica. E’ proprio questa la difficoltà del Teatro Lirico. Unire musica, canto e parola.
Il debutto de “La donna serpente” di Alfredo Casella al Regio di Torino ha avuto un grande riscontro positivo nei tuoi riguardi. Cosa ci racconti di quella esperienza?
Un’esperienza molto particolare, impegnativa sotto molti punti di vista, ho studiato molto perché la musica di Casella è pensata per un cantante che usa la voce come uno strumento staccandosi da qualsiasi convenzione ottocentesca.
Bellissima e difficilissima la mia scena all’inizio del terzo atto, “il lamento” della Donna Serpente che a voce sola in scena, con solo un coro interno che commenta, canta la sua solitudine e l’abbandono alla vita e all’ amore.
Un omaggio contemporaneo al madrigale monteverdiano, con atmosfere sospese grazie ad intervalli musicali inauditi. Davvero un progetto musicale importante e coraggioso da parte del Teatro Regio di Torino e del M° Noseda, ricompensato da una grande attenzione e partecipazione del pubblico.
Del tuo debutto verista ne L’Amico Fritz di P. Mascagni, nel ruolo di Suzel alla Fenice di Venezia, cosa ti è piaciuto di questa esperienza?
Molto bella questa attenzione da parte dei Teatri Italiani verso un repertorio per molti anni un po’ bistrattato. Ci tengo a precisare che L’Amico Fritz seppur Mascagni e quindi Verismo Italiano è un’opera che si contrappone alla Cavalleria Rusticana. Dalle tinte meno fosche, fraseggio più giocoso e squisitamente lirico, dall’argomento meno sanguinoso e drammatico, si parla di amore giovanile, si descrive la serena vita campagnola di Suzel e Fritz, e l’amore giovanile sboccia candidamente tra incertezze e silenziose sofferenze..
L’Amico Fritz è precedente, seppur di pochi anni, alla Bohème, e si ritrova un certo gioco di fraseggio presente in Fritz anche in Bohème.
Interessante da questo punto di vista eseguire titoli nuovi. Crea relazioni musicali, parallelismi, e stimola la creatività.
Quest’anno sarai a Salisburgo, città natale di W. A. Mozart, per interpretare Donna Anna nel Don Giovanni. Anche se ormai sono tantissime le volte che hai cantato questo ruolo, sei emozionata per l’evento?
Assolutamente emozionante per me cantare il Don Giovanni e Donna Anna a Salisburgo. Dopo averla cantata in tutto il mondo e con i più grandi direttori, Salisburgo è un punto di arrivo gratificante. Tra l’altro con un cast molto Italiano: D’ Arcangelo, Pisaroni, Fanale, Arduini.
L’Italia può ancora essere un’eccellenza nel mondo!
Quali sono i pregi e difetti di Carmela Remigio?
lo lascio dire agli altri…
Cosa fa Carmela Remigio nel tempo libero?
In questo momento della mia vita il tempo libero è molto limitato…Le vacanze per me sono mare, amici e cibo. Amo cucinare e amo stare con la mia famiglia. Ho due bellissimi gattini Amleto e Ofelia che sono un ottimo anti stress…
Ci sarà tempo per dei veri hobby quando smetterò di cantare!
Un sogno nel cassetto?
Il sogno è in un cassetto chiuso a chiave…non posso aprirlo!
Se potessi tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che faresti o che non rifaresti?
Se potessi tornare indietro ?
Rifarei le stesse cose con ancor più determinazione!
I tuoi prossimi impegni?
In questi giorni sono in Giappone per Bohème, sarò poi al Festival di Salisburgo come Donna Anna nel Don Giovanni, a seguire in Settembre Incoronazione di Poppea al Teatro alla Scala, Così fan tutte a Oviedo e per concludere l’ anno sarò Margherite nel Faust a Firenze. Il nuovo anno prevede una ricongiunzione vocale con Mariella Devia, sarò di nuovo la sua Adalgisa al Teatro Massimo di Palermo.
Hai qualcosa da dire attraverso noi ai tuoi fans?
Grazie per tutto l’affetto che mi dimostrate.
Grazie per averci regalato del tempo prezioso, ti auguriamo una lunga e sfavillante carriera ricca di soddisfazioni!
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