di Federico Scatamburlo
Situazioni inaspettate, esilaranti e mai viste prima, alla Tosca andata in scena il 16 aprile 2016, al Wiener Staatsoper di Vienna.
Dati i grandi nomi presenti in cartellone, ovvero Jonas Kaufmann e Angela Gheorghiu eravamo pronti ad uno spettacolo di un certo livello, ma gli accadimenti del finale hanno superato qualsiasi aspettativa.
La serata è iniziata subito sotto una cattiva stella, infatti il direttore dell’orchestra Jesús López Cobos ha dovuto sostituire Mikko Frank, indisposto all’ultimo momento. Poco male tuttavia: l’Orchestra del Wiener Staatsoper come sempre ha eseguito quasi in completa autonomia l’opera, in maniera magistrale e quasi perfetta: gli archi hanno suonato insieme come se fossero un unico strumento, amalgamandosi con tutti gli altri strumenti in un mix perfetto con volumi adeguati alle voci presenti sul palco.
L’allestimento scenico e i costumi, curati da Nicole Benois, anche se già visti in passato, erano bellissimi e rispecchianti fedelmente la narrazione e la collocazione storica e geografica del libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica.
Elevato il livello del cast, ma non altrettanto la performance, almeno per quanto riguarda i protagonisti.
Il più credibile è stato Scarpia, i cui panni sono stati indossati da Bryn Terfel, il quale, con la sua voce da basso-baritono, ha dosato le sue doti canore in maniera egregia, con ottima timbrica, estensione e fraseggio e ha reso perfettamente il personaggio. Parimenti gli altri interpreti non protagonisti: Ryan Speedo Green (Cesare Angelotti), Il Hong (un carceriere), Benedikt Kobel (Spoletta) Marcus Pelz (Sciarrone), Alfred Sramek (il sacrestano)
La protagonista principale, che dà il nome all’opera, Floria Tosca, è stata interpretata dalla popolare soprano Angela Gheorghiu: pur avendo una bella voce, non sembrava molto centrata nel personaggio, tant’è che in alcuni momenti molto drammatici l’abbiamo vista sorridere in maniera decisamente fuori luogo.
Nè abbiamo sentito virtuosismi o eccellenze canore degne di nota, ma una performance diremmo senza lode e senza infamia, quasi scolastica.
In particolare l’aria più famosa di tutta l’opera, che ognuno di noi attende sempre con trepidazione, il Vissi d’arte, è stata molto mediocre: attacco sbagliato, tempi troppo veloci (ad un certo punto l’orchestra ha faticato a seguire il soprano e l’ha riacciuffata con difficoltà), dizione poco comprensibile, filati appena accettabili e gli acuti che dovevano essere tenuti sono stati tutti smorzati.
Nonostante questo, complice l’emozione che comunque quest’aria riesce sempre a infondere all’ascoltatore, la Gheorghiu ha riscosso un lungo applauso, che ella ha accettato a mani giunte a mezz’aria e con espressione sorridente che, come detto poc’anzi, è risultata fuori luogo, dato il momento estremamente tragico che di lì a poco la spingerà ad uccidere. Poco “professionale” insomma, e sorvoliamo su altri elementi scenici poco fedeli al libretto ma fondamentali per la resa della narrazione (come per esempio la mancata apposizione del crocifisso sul corpo esanime di Scarpia, forse per una esigenza registica ma che lascia comunque perplessi).
Coprotagonista Jonas Kaufmann, Cavaradossi. Per dote naturale ha sfoggiato, come sempre, una notevole presenza scenica; possiede inoltre una bellissima voce tenorile ma non capiamo perché spesso la nasconde “in gola”, scurendola tantissimo e rendendola quasi baritonale, con effetti molto meno gradevoli e scenicamente inappropriati, oltretutto con evidente sforzo supplementare.
Infatti i rari momenti in cui ha cantato normalmente con la propria voce sono stati decisamente più belli e più naturali. Drammaturgicamente molto bravo (ha comunque interpretato egregiamente la parte di Cavaradossi), è amatissimo dal popolo austriaco: per questo al termine della sua aria “E lucevan le stelle”, verso la fine dell’ultimo atto, il pubblico gli ha tributato un’ ovazione quasi da stadio, durata diversi minuti e terminata solo perchè il cantante e l’orchestra hanno concesso il bis.
E qui nasce un piccolo scandalo: al termine del bis, l’orchestra non si ferma (giustamente) e prosegue con l’opera, ma di Tosca, che dovrebbe entrare subito in scena per il duetto con Cavaradossi, non c’è traccia!
Resta dunque solo l’orchestra con gli archi a reggere la scena per diversi secondi finchè la situazione si evolve con il tenore-quasi-baritono che, in un lampo di genio ed ironicamente, intona: “Ah, non abbiamo il soprano…” parafrasando la battuta che era prevista in quel momento: “Ah, franchigia a Floria Tosca!”.
Il pubblico, che inizialmente era disorientato, ride divertito, e poi, con doti decisamente istrioniche, Kaufmann si rivolge in tedesco all’auditorio, scusandosi e spiegando che dalle quinte vede arrivare Angela e che l’opera tutto sommato andrà avanti. Così è stato infatti, e tutto è giunto al suo naturale termine come previsto, anche se temporaneamente differito.
Non è la prima volta che Angela Gheorghiu fa parlare di sé, intensamente diva dal carattere pepato, tant’è che nell’ambiente è soprannominata “Draculina”, non solo perchè di origini rumene.
Sorge spontaneo quindi il sospetto che la cantante non abbia gradito il grande tributo del pubblico e il bis richiesto al tenore, e abbia fatto quindi qualche capriccio, per riappropriarsi della scena che le era stata rubata. Di sicuro ha fatto parlare di sé, ma dubitiamo che abbia aggiunto lustro alla sua carriera.
Si parlerà dunque a lungo di questa Tosca. Nonostante queste pennellate che oseremmo definire quasi folcloristiche, lo spettacolo in sé è stato comunque piacevole e coinvolgente anche se non entusiasmante. E il pubblico ha per lo più apprezzato, con diversi minuti di applausi, sopra i quali tuttavia si è levato qualche fischio e anche qualche “buh”: significativo il fatto che Tosca manifestasse segni di impazienza durante i ringraziamenti, con evidenti intenzioni di andarsene in fretta.
Qualcuno dice che il Wiener Staatsoper propone ormai produzioni solo per turisti, ma chi scrive è in disaccordo su questo: orchestra, scene, coreografie, costumi e scelta dei cantanti sono sempre molto accurati, e non si può dire che gli spettacoli non siano di alto livello: è normale tuttavia che non tutte le ciambelle riescano col buco, ma sono buone lo stesso.
Foto © Wiener Staatsoper
Giacomo Puccini
Tosca
- Margarethe Wallmann Director
- Nicola Benois Stage and costume design
- Jesús López Cobos Conductor
Cast
- Angela Gheorghiu Floria Tosca
- Jonas Kaufmann Mario Cavaradossi
- Bryn Terfel Baron Scarpia
- Ryan Speedo Green Cesare Angelotti
- Il Hong un carceriere
- Benedikt Kobel Spoletta
- Marcus Pelz Sciarrone
- Alfred Sramek il sacrestano