Ultima recita dell’ “Andrea Chénier” di U. Giordano al Teatro Massimo Bellini di Catania
di Donata Musumeci
Il Bellini di Catania ha proposto il dramma storico di Umberto Giordano rappresentato per la prima volta nel 1896: “Andrea Chénier”, un’opera in quattro quadri su libretto di Luigi Illica che celebra la storia di un poeta realmente esistito durante la turbolenta parentesi rivoluzionaria della Francia di fine ‘700. Ma quanto è ancora attuale l’ipocrisia dei salottini di quei tempi? Siamo sicuri di non poter più parlare di Terzo Stato e di Contesse sdegnose che celebrano una fittizia elemosina a tempo di gavotta? L’Opera, infatti, si presta come poche ad una chiave interpretativa moderna e attuale. Nella scelta scenografica di Maurizio Balò tuttavia, non si coglie nessun elemento di grande novità. Lo sfondo del palco viene interamente occupato, per tutta la durata dell’Opera, da una titanica cornice letteralmente percorribile come un vero e proprio secondo piano di scena. Alla cornice si chiede di diventare dapprima ornamento a tema naturalistico, poi banco di tribunale ed infine viene congedata per lasciare spazio al carcere che, nell’ultima scena, viene rappresentato con un gioco di luce a finestra.
Nemmeno i costumi di Giovanna Buzi osano allontanarsi dalla rigida tradizione settecentesca di parrucche, brache, farsetti, panciotti per gli uomini e lunghi abiti per le signore. Nel ruolo del protagonista troviamo Gianluca Zampieri che, pur avendo un’apprezzabile presenza scenica, non riesce a lasciare il segno con il suo canto che pur presenta una chiara dizione fino alla fine della lunghissima ed impegnativa opera. Il ruolo di Maddalena di Coigny, l’emblema di un “Amore” che può tener testa e superare quello che il protagonista sente di provare per la sua “Patria”, è stato interpretato da Cristiana Oliveira. Un soprano che è anche un’ottima attrice con una voce così potente, e perfettamente bilanciata negli slanci che la portano agli acuti, da riempire il teatro con un’emissione vocale chiara e forte. Senza scivolare mai in striduli suoni Maddalena sceglie di morire con il suo poeta; anche tutto il suo mondo sta per essere reciso da un lampo di ghigliottina.
Accusatore, e infine persino custode e amico, di questo amore che prende il volo per superare i furori rivoluzionari, è Carlo Gérard interpretato dal bravo baritono Dragutin Matic che ha sostituito nel ruolo Francesco Verna, assente per un’improvvisa indisposizione. Se alle prime battute durante il primo quadro Matic viene a tratti sommerso dai “forte” dell’orchestra riesce poi gradualmente, e fino alla fine, ad offrire al pubblico un’ottima resa canora. Di grande trasporto la conduzione di Antonio Pirolli che ha trovato un giusto riscontro soprattutto nel lavoro del maestro del Coro Luigi Petrozziello. Perfetta, infatti, la sintonia sui tempi fra orchestra e coro sia nel primo che nel terzo quadro. Una conduzione sostenuta e incalzante che ha dato grande energia e forza espressiva al Coro, ma che ha anche saputo offrire tutta la dolcezza sonora di cui ha bisogno il duetto finale fra Andrea e Maddalena. “Vicino a te s’acqueta l’irrequieta anima mia…” è il momento d’amore più atteso che sguscia via fra le trame della politica del Terrore. Un duetto che il regista Giandomenico Vaccari ci regala in modo intimo e dolce facendo quasi abbassare le luci su tutta la scena suggerendo, appunto, l’arrivo dell’ultima notte prima dell’esecuzione per decapitazione dei due amanti. L’arrivo dell’alba, e della fine, è anch’essa resa con un gioco di luci che cambiano in modo soffuso passando dall’oscurità ai toni caldi del mattino. Come egli stesso ha dichiarato durante il Preludio all’Opera, il regista ha voluto e chiesto ai cantanti in scena una partecipazione ulteriore e più profonda, con un’interpretazione che fosse anche teatrale per la mimica facciale e per il coinvolgimento. Ha caratterizzato la figura di Andrea Chénier, per sottolineare il suo ruolo di poeta, dotandolo spesso di penna e calamaio. Ha sublimato la scena finale della ghigliottina lasciando che i due cantanti si ponessero sullo sfondo del palcoscenico immobili come vittime sacrificali vincenti in un fascio di luce bianca.
Un giorno rivedremo ancora la voce degli ultimi sgorgare dalla penna di un uomo coraggioso che, fra egloghe e poesie, scompiglierà ancora una volta le parrucche della società. Fino a quel momento, però, dovremo accontentarci dell’entusiasmo dei tanti studenti presenti in Teatro e della loro voglia di applaudire ogni possibile aria che si chiudesse con un attimo di pausa e respiro. Che ci siano stati vari tentativi di applauso “fuori tempo” può costituire quella buffa nota di colore e umorismo che di certo non possiamo chiedere ad Umberto Giordano ma che, malgrado tutto, abbiamo dovuto tollerare durante tutto il corso dell’Opera. Hanno completato il cast Sonia Fortunato, Lorena Scarlata, Enrico Marchesini, Carlo Checchi, Gianluca Failla, Alessandro Busi e Saverio Pugliese.
La recensione si riferisce alla recita del 7 novembre 2018
Photo©GiacomoOrlando
Teatro Massimo Bellini di Catania
“Andrea Chénier”
di Umberto Giordano
Personaggi e interpreti
Andrea Chénier Gianluca Zampieri
Carlo Gérard Dragutin Matic
Maddalena di Coigny Cristiana Oliveira
La mulatta Bersi Sonia Fortunato
La Contessa di Coigny Lorena Scarlata
Madelon Lorena Scarlata
Roucher Enrico Marchesini
Il romanziero Pietro Fléville, pensionato del Re Carlo Checchi
Fouquier Tinville, accusatore pubblico Gianluca Failla
Il sanculotto Mathieu, detto “Populus” Alessandro Busi
Un “Incredibile”Saverio Pugliese
L’Abate, poeta Saverio Pugliese
Schmidt, carceriere a San Lazzaro Carlo Checchi
Il Maestro di Casa Gianluca Failla
Dumas, presidente del Tribunale di Salute Pubblica Carlo Checchi
Orchestra e Coro del Teatro Massimo Bellini
Direttore Antonio Pirolli
Maestro del coro Luigi Petrozziello
Regia Giandomenico Vaccari
Assistente alla regia Alessandro Idonea
Allestimento del Teatro Massimo Bellini
Con sopratitoli in italiano e in inglese a cura di Prescott Studio, Firenze, con Inserra Chair (Montclair State University) e ICAMus, USA