Carmen all’Arena di Verona: una “fredda” prima del 96°Festival areniano.
Con Carmen di Georges Bizet è stato inaugurato il 96° Festival dell’Arena di Verona in una nuova produzione ideata da Hugo de Ana, che ne ha firmato anche scene e costumi.
Tante le aspettative per questa prima serata, tutti curiosi proprio della nuova regia e scenografia che però già a primo impatto, a luci ancora spente, non ha lasciato presagire idee innovative.
Infatti, poco dopo l’overture, solo il pubblico delle gradinate ha potuto vedere l’azione iniziale coperta alla platea da un rosso recinto circolare a riprodurre l’arena de toros, all’interno della quale un gruppo di toreadores dopo una breve esibizione con le mantillas ha rimosso il toro abbattuto poco prima.
Una Siviglia degli anni ’30 del Novecento sposta di quasi un secolo in avanti l’ambientazione originale; sul palco un groviglio di casse di legno, vecchi camion arrugginiti stile militare, e cianfrusaglie varie a riempire la scena. La cosa che ha colpito maggiormente è la totale assenza, sia nei costumi di scena che nel complesso scenografico, del rosso e del giallo: solo una vecchia bandiera svettante sulla punta di un palo sventolava grazie al vento freddo della serata. Pur avendo coinvolto un gran numero di maestranze l’azione è risultata piuttosto statica e confusionaria al tempo stesso, insieme a una generale sfumatura monocromatica tendente al pastello che ha caratterizzato un po’ tutta la rappresentazione: spesso si dimenticavano completamente i colori e il calore della città andalusa.
Insomma non ha convinto questa idea di Hugo de Ana, priva di qualsivoglia innovazione, semmai ispirata, in alcuni momenti, ad una rievocazione post bellica in epoca franchista, vista e rivista negli anni scorsi, quasi a voler ricordare alcune gloriose idee del grande Franco Zeffirelli.
Francesco Ivan Ciampa ha diretto l’orchestra areniana con parsimonia, precisione e buon gusto, staccando tempi giusti e mai esageratamente incalzanti. Peccato che il suono orchestrale sia rimasto per lo più in buca, dato che non era raccolto e proiettato al pubblico: la mancanza di quinte e retropalco di altezza utile hanno impedito che si creasse un riflesso acustico efficace per gli spazi areniani con un conseguente risultato flebile e con un fastidioso riverbero (anche vocale).
Voci abbastanza adeguate alla serata: un plauso a Mariangela Sicilia che ha vestito i panni della giovane Micaela e che con voce mai sforzata e sempre puntata, al termine della sue arie e a fine rappresentazione ha strappato gli applausi di un pubblico entusiasta per la sua performance.
Carmen, interpretata da Anna Goryachova, pur possedendo bel colore vocale e corpo nella totalità del registro, non ha lasciato il segno: adottando una linea di canto piuttosto morbida e pulita, dal suo personaggio non è emerso quel calore sanguigno che ci si aspettava, né è stato provocante e disinibito come doveva essere.
Ottimo il Don José di Brian Jadge, lo squillo non è mancato e nemmeno il temperamento. Diversi momenti interessanti durante l’opera hanno convinto gli addetti ai lavori su questa voce brillante corredata da un’interpretazione dignitosa.
Non ha convinto invece l’Escamillo di Alexander Vinogradov, con una linea di canto discontinua ed insicura e voce molto nasale con emissione contornata da molti portamenti di vecchio stile.
Degni di nota i comprimari : in primis Ruth Iniesta (Frasquita) molto precisa e ben calata nel personaggio; Arina Alexceva (Mercédès); Davide Fersini (Dancairo); Luca Dell’Amico (Zuniga); Biagio Pizzuti (Moralès); Roberto Covatta (Remendado).
Ottimo e puntualissimo come sempre il Coro di Voci Bianche A.Li.Ve., curato con grande professionalità da Paolo Facincani, e abbastanza corretto il Coro areniano curato da Vito Lombardi.
Le coreografie sono state curate da Leda Lojodice, mentre Paolo Mazzon è stato il light designer che ha firmato le luci dello spettacolo insieme a Sergio Metalli per le proiezioni luminose, che hanno lasciato qualche perplessità sulla scelta dello stile decorativo generale.
Una prima, questa, fredda come il tempo che ha caratterizzato nella serata il microclima dell’Arena, con folate di vento quasi autunnale che ha trattenuto gli entusiasmi del pubblico oltre ad aver infastidito l’Orchestra che è stata sommersa dai coriandoli sparati in aria nel quarto atto all’arrivo di Escamillo, e poi caduti in buca a causa del forte vento.
Altre recite sono previste in Luglio ed Agosto con cambi nel cast. Si spera quindi in performance più smaglianti sul comparto vocale.
Salvatore Margarone
La recensione si riferisce alla prima del 22 Giugno 2018.
PHOTO©FOTOENNEVI
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