Catania: Un “Don Giovanni” novecentesco approda al Bellini.

 

 

Successo un po’ in “sordina” per il Don Giovanni diretto da Beatrice Venezi al Teatro Bellini di Catania

 

 

L’ultima rappresentazione del “Don Giovanni” di W.A. Mozart si è svolta sabato 15 marzo presso il Teatro Bellini di Catania, registrando il tutto esaurito, come nelle precedenti sette recite in programma. Sebbene la trama e l’ambientazione, ideate dal librettista Da Ponte, siano già ben note, è opportuno evidenziare alcuni aspetti interessanti.

Il regista Davide Garattini Raimondi ha cercato di creare un collegamento tra gli anni Venti del Novecento e il contesto storico del 1787 attraverso una reinterpretazione visiva e tematica dell’opera. Ha messo in risalto le similitudini tra le atmosfere di entrambi i periodi, traendo ispirazione da film iconici come “A qualcuno piace caldo” di Billy Wilder. Attraverso oggetti di scena, situazioni e i raffinati costumi di Franca Squarciapino, il regista ha voluto conferire un tocco di modernità, affrontando temi come la lotta di genere, la moralità e il libertinaggio, tutti presenti nella società del Settecento. Elementi come l’auto d’epoca e lo stile di vita caratteristico degli anni Venti hanno trasportato l’opera in un’epoca a noi vicina, senza tuttavia sacrificare la riflessione sulle tematiche universali dei personaggi, rendendo il lavoro di Mozart e Da Ponte ancora significativo per il pubblico contemporaneo. Questo approccio offre così un dialogo tra passato e presente, sottolineando la continuità dei conflitti e delle esperienze umane.

L’ambientazione è stata spostata negli anni ’20, una scelta registica che può risultare pertinente, dato che l’essenza dell’opera rimane attuale anche ai giorni nostri. Tuttavia, una decisione discutibile è stata l’inserimento di sicari armati, specialmente nella conclusiva scena di morte di Don Giovanni, che invece di scendere negli inferi, risale le scale del palazzo. Ci sono, in effetti, delle incongruenze rispetto al libretto, come nella scena del convitato di pietra e la trasformazione del cimitero in una camera mortuaria con bara, i cui versi contrastano con la cornice scenica di Ezio Frigerio.

A parte queste discrepanze e alcune scelte registiche discutibili, il resto dello spettacolo si è rivelato piacevole. Sul podio, Beatrice Venezi ha infuso una sua sensibilità nelle scelte di tempo e sfumatura orchestrale. Tuttavia, in vari passaggi, la fluida esecuzione della parte strumentale ha lasciato poco respiro ai cantanti, andando a mancare in momenti cruciali.

Il cast non si è dimostrato completamente all’altezza, ma ha svolto un lavoro soddisfacente, nonostante qualche contrattempo. Merita particolare menzione Desirée Rancatore, nei panni di Donna Anna, per la sua interpretazione raffinata e una voce agile e ben controllata. Anche il Don Ottavio di Valerio Borgioni ha ricevuto consensi, grazie alla sua voce limpida e ben modulata, che conferisce il giusto carattere al ruolo.

Ottimo il Commendatore interpretato da Andrea Comelli, con voce calda e roboante che dalla buca orchestrale fa la sua ultima “apparizione” sul finire dell’opera dannando così Don Giovanni.

Il protagonista, Don Giovanni, interpretato da Markus Werba, ha deluso le aspettative, presentandosi con una voce poco brillante, sebbene abbia mantenuto una buona presenza scenica. Jose’ Maria Lo Monaco ha interpretato Donna Elvira con competenza, anche se talvolta l’enfasi risultava eccessiva. Christian Senn si è ben destreggiato nei panni di Leporello, conferendo al personaggio accenti e inflessioni ben riuscite.

Infine, i due giovani innamorati, Masetto e Zerlina, rispettivamente interpretati da Alberto Petricca e Albane Carrere, hanno offerto performance più deboli. Mentre Petricca si distingue per un bel timbro vocale, la Carrere ha deluso, sia per la qualità della voce sia per la sua credibilità scenica, risultando a tratti inudibile e tremolante.

Il Coro del Bellini, diretto da Luigi Petroziello, ha fatto da contorno in modo encomiabile nell’allestimento del Teatro Nazionale Georgiano di Tbilisi insieme alla Maestranza di Siviglia.

Alla fine, garbati applausi generali, con ovazioni speciali per Desirée Rancatore, che ha brillato in un cast complessivamente non perfettamente centrato.

 

Salvatore Margarone

La recensione si riferisce alla recita del 15 Marzo 2025

Photo©GiacomoOrlando

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