‘Orfeo ed Euridice’ di Christoph Willibald Gluck in scena al Teatro Verdi di Trieste dal 14 al 23 aprile 2023.
‘Orfeo ed Euridice’ di Gluck è il penultimo titolo della stagione lirica del Verdi, che per l’occasione ha puntato su una nuova produzione nella quale con alcuni grandissimi nomi ed una messe di giovani talenti.
Ne è uscito uno spettacolo che sicuramente ha il merito di aprire dibattiti e discussioni per quel che riguarda la regia e , almeno per quel che concerne il primo cast, entusiastica approvazione per le prove vocali delle due protagoniste.
Il regista Igor Pison, triestino, al suo esordio al Verdi, ha una interessante carriera in Italia ed all’estero.
Per il titolo di Gluck ha pensato ad uno spettacolo ambientato fra, fra rockstar e droghe, visioni allucinate e citazioni pop. In verità nulla di così rivoluzionario. La provocazione oggi è altro e sicuramente per essere realmente incisivo lo spettacolo richiedeva maggior coraggio. Ma è innegabile che Pison abbia una sua idea, portata avanti con determinazione. In un tempo in cui si confonde tradizione con routine, nel quale gli allestimenti oscillano fra trovarobato e palcoscenici vuoti, non è poco.
Detto questo, a me non è sembrato uno spettacolo particolarmente riuscito dal punto di vista visivo.
Vuoi per le scene di Nicola Reichert , piacevolmente colorate, clamorosamente generiche e nelle quali ritengo non si sia tenuto conto nel dovuto modo nel giusto modo dell’acustica, sia per l’ oculo sul soffitto, che impedisce la quanto mai utile scatola acustica, sia perché aveva collocato parti significative dell’azione in zone infelici per la resa sonora delle voci.
Vuoi per i costumi di Manuela Paladin , grotteschi e caricaturali, in aperto contrasto con le atmosfere musicali.
I movimenti in scena erano molto attenti e misurati per le due protagoniste, esageratamente marcati per Amore, che alle volte sembrava interpretare un altro spettacolo, spesso indecifrabili per le masse multicolori del coro, popolo di fan che andava a rendere omaggio alla defunta con abiti dal gusto circense e dal cromatismo esagerato.
Non va meglio, in verità, neanche con le coreografie di Lukas Zuschlag, eseguite dai solisti del corpo di ballo della Sng Opera in Balet Ljubljana. I ballerini sono stati atletici, i movimenti interessanti, ma mancava il legame fra narrazione drammaturgica ed azione coreutica, forse anche a causa dei costumi: lei in pigiama e calzini verdi, lui in abito blu elettrico con panciotto. Non emergeva né una lettura sensuale, né un pathos realmente drammatico. Pareva che i balletti fossero un inciso a sé stante, nervoso e scattante, finito fra le pagine di un libro di poesia.
Forse il difesa dello spettacolo potremmo invocare le attenuanti delle tante citazioni, dell’ironia, della sempre abusata provocazione e della necessità, non si sa perché, di attualizzare il testo.
La sensazione è di un lavoro che non ha colto gli obiettivi che si era prefissato, che ha spinto spesso il pubblico a chiudere gli occhi per gustare la magnificenza del canto, ma che è riuscito a non ferire la partitura ed ha permesso ad Iniesta e Barcellona di interpretare la parte con grande efficacia, nonostante tutto.
Alla prima il pubblico ha decisamente dissentito dal lavoro di regista, mentre nella pomeridiana domenicale, cui riferiamo, i buh sono stati risparmiati, forse perché il regista non si presentato al proscenio.
Musicalmente il discorso è andato avanti in un altro modo.
Il coro, diretto da Paolo Longo, ha fornito una prova convincente e l’orchestra, a ranghi ridotti, ha risposto bene al giovane Maestro Enrico Pagano, musicista interessante, attento e preparato, che riesce ad offrire una lettura coerente della complessa partitura.
Manca forse lo strazio malinconico, ma questo dimostra l’autenticità del direttore, che per sua fortuna è troppo giovane per avere maturato piena consapevolezza di queste sensazioni, mentre è di grande efficacia la crescente delicatezza con cui dipana la vicenda, che si fa sempre più raffinata ed essenziale, in una sorta di percorso purificatore, che bene si allinea con la scoperta dell’Amore assoluto che supera la morte.
Olga Dyadiv è Amore, ruolo che non sembra fra i più adatti al suo strumento vocale. In ogni caso il soprano ucraino assolve la parte in modo accettabile.
Ruth Iniesta è Euridice.
Costretta in un costume che sembrava un pigiama e con una parruccona afro che certo non ingentiliva la sua figura, ha costruito un personaggio intenso, nevrotico, impaurito, geloso, grazie ad una ottima recitazione ed ad una vocalità sontuosa, con un centro solido e ricca di sfumature . Molto suggestiva l’esecuzione di ‘Che fiero momento’.
Daniela Barcellona ha regalato una indimenticabile interpretazione, costruendo un Orfeo intenso, che pur nella generale costruzione teatrale chiassosa, ha pastellato un uomo devastato dal lutto, che man mano che lo spettacolo va avanti trasforma il dolore in struggente malinconia, in dilaniante rimpianto, in consapevolezza dell’incapacità di sopravvivere.
Accanto ad una recitazione attenta, misurata, credibile, mai scontata, abbiamo potuto apprezzare ancora una volta una gamma sempre stupefacente di sfumature, una voce solidissima, recitativi stentorei.
Appare evidente il lavoro di analisi dello spartito, che si è palesato nell’eleganza del canto, ma anche nel lavoro sul testo, sui gesti, sulle pause, che ha portato ad crescendo emozionale che raggiunge l’acme poetico nella celebre ‘Che farò senza Euridice?’
Alla fine applausi abbondantissimi e meritati per tutti gli interpreti, con vere acclamazioni per Iniesta e soprattutto per Daniela Barcellona, vera trionfatrice della messa in scena.
Gianluca Macovez
Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, 16 aprile 2023
Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2022/23
ORFEO ED EURIDICE
Musica di Christoph Willibald Gluck
Azione teatrale per musica in tre atti di Ranieri de’ Calzabigi
Personaggi e interpreti
Orfeo DANIELA BARCELLONA
Euridice RUTH INIESTA
Amore OLGA DYADIV
Ballerini solisti del corpo di ballo della SNG Opera in Balet Ljubljana
GEORGETA CAPRAROIU/ URŠA VIDMAR
Orchestra Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste
Maestro Concertatore e Direttore Enrico Pagano
Maestro del coro Paolo Longo
Regia Igor Pison
Scene Nicola Reichert
Costumi Manuela Paladin
Coreografie Lukas Zuschlag
NUOVO ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE