Il 16 febbraio si è conclusa, con ampio rammarico da parte degli appassionati, l’esperienza di Fiorenza Cedolins come Direttrice della sezione Musica e Danza al ‘Giovanni da Udine’.
Il giorno dopo il soprano era sul palcoscenico di quello stesso teatro, come ‘partecipazione straordinaria’ al concerto della Female Symphonic Orchestra Austria, un organico orchestrale completamente femminile, fondato e diretto da Silvia Spinnato, nato nel 2019 con la vocazione alla valorizzazione di repertorio sinfonico poco noto, soprattutto di autrici donne.
Un teatro strabordante di pubblico, nonostante il programma fosse tutt’altro che popolare, applausi franchi e lunghissimi ed una standing ovation la dicono lunga su cosa il pubblico pensi del lavoro della cantante friulana, sul valore della svolta che ha cercato di dare alla programmazione ed alle scelte coraggiose operate.
Analogo, peraltro il successo degli incontri a tema organizzati per presentare spettacoli ed approfondire alcune figura musicali.
In questo caso, qualche ora prima del concerto, Carla Moreni, critico musicale e docente di storia del teatro, aveva trattato il tema del ‘Gender gap’, proponendo interessanti spunti di riflessione sull’attualità e sulla figura di Amy Marcy Cheney Beach , caposaldo delle lotte per l’affermazione dei diritti delle donne in una America decisamente poco incline all’ingresso da protagonista dell’universo femminile nel mondo delle arti.
Il programma della serata, è molto interessante: nella prima parte , dedicata ad Amy Marcy Cheney Beach, la sinfoniaop. 32, “Gaelica”, ed una serie di gruppi di Songs, nella versione orchestrata, su commissione del teatro udinese, da Valentina Casesa, talentuosa musicista siciliana, che riesce a trovare le giste pennellate per una serie di testi poetici di grande pregnanza, cantati dalla Signora Cedolins.
La seconda parte prevede l’esecuzione della Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvořák, a chiudere una serata di grande presa musicale.
La Sinfonia iniziale è costruita attorno ad un motivo popolare gaelico, affrontato prima dal corno, poi dai legni e successivamente resa con una serie di variazioni.
Silvia Spinnato, affronta la partitura con la volontà di metterne in evidenza sfumature, raffinatezza compositiva ed elementi di originalità su una struttura che comunque dichiara le sue affinità con la musica europea di fine Ottocento.
Convivono in questo modo grande tradizione ed identità nuova, una sorta di dialogo fra civiltà, che ancora il mondo fa fatica a fare proprio.
La Female Symphonic Orchestra riesce a mettere in risalto i passaggi di maggior afflato romantico, ma la bravura dei solisti, con un rilievo particolare per il Violino di spalla.
Il programma prosegue con i due gruppi di songs, in prima mondiale in versione orchestrale.
La voce solista è quella di Fiorenza Cedolins, che peraltro ha donato l’intero compenso allo sportello del comune di Udine ‘Zero tolerance’ per la tutela delle donne vittime di violenza di genere.
Il soprano friulano magnetizza immediatamente l’attenzione del pubblico, che la saluta con una ovazione, di stima e di affetto che rendono quasi complesso iniziare la parte cantata della serata.
I 4 songs, op.29, sono: ‘Within thy Heart’ della stessa Cheney Beach; ‘The wandering knight’s song’, di autore anonimo;’Sleep, little darling’ di Harriet Elisabeth Prescott ;Spofford; ’Haste, o beloved’ di Sparrow.
Il caleidoscopio delle sfumature richieste, vista anche l’eterogeneità dei testi, è molto amplio
‘Within thy Heart’( Dentro il cuore) è un brano incisivo, rapido e molto intenso.
La partitura richiede una estensione ampia, alcuni passaggi aspri che contrastino la grande dolcezza della chiusura.
‘The wandering knight’s song’ ( La canzone del cavaliere errante) è scrittura complessa, che dopo una partenza di gusto straussiano trova spazi di grande suggestione ottenuti anche con la soavità di riusciti filati.
La ninna nanna ’Sleep, little darling’ (Dormi, piccolo tesoro) è un racconto intenso, ricco dei toni bruniti che evocano la notte, per passare ad una conclusione quasi siderea, costruita con dei fiati amplissimi e le note alte porte con soave eleganza.
Il quartetto è chiuso da ’Haste, o beloved’ (Affrettati, amore, affrettati!), una occasione per riconfermare le grandi capacità di cantattrice della Cedolins.
La seconda terna di canzoni, composte nel 1899, è costituito da ‘3 Browning Songs op.44’, su testi di Robert Browning.
Si tratta di componimenti di maggiore drammaticità, dall’estensione ampia ed i colori ricchi di tensione.
‘The year’s at the spring’,( L’anno è in primavera) è un brano di breve durata ma molto impegnativo perchè richiede un controllo assoluto dello strumento vocale, grande eleganza, la giusta misura espressiva. Tutte doti che Cedolins conferma di possedere e che le permettono di suscitare un vasto consenso del pubblico.
‘Ah, Love, but the day’ ( Ah, Amore, solo un giorno) viene cantato con grande partecipazione.
Parole e suoni sono ricercati, costruiti con attenzione, velati di dramma ed al tempo stesso musicalmente puliti, in un crescendo narrativo di grande coinvolgimento.
‘I send my heart up to thee, all my heart’ ( T’invio il mio cuore, tutto il mio cuore) chiude nel migliore dei modi questa parte del concerto, mettendo in risalto la bellezza della parte più alta dell’estensione, ricca di sfumature e gestita con sicurezza, fino alla conclusione, affidata ad una nota che si fa prodigiosamente soffio.
Una vasta ovazione accompagna la fine dei songs ed accoglie il breve ed elegante discorso di commiato della Cedolins al teatro.
A questo punto il soprano regala due bis, peraltro non da poco: ‘Un bel di vedremo‘ ed ‘ Io son l’umile ancella’.
Ovvero i suoi cavalli di battaglia.
Scelta coraggiosa, perché permette confronti e paragoni; necessita di sicurezza nei passaggi; solidità negli acuti ed una situazione così coinvolgente e commovente certo non facilitava l’esecuzione.
Chiaro anche il messaggio: la cantante è Artista autentica, come Adriana Lecouvreur, votata al pubblico e non alle burocrazie e sa guardare avanti, convinta che vedremo giorni felici.
Francamente non abbiamo riconosciuto la presenza in sala dei rappresentanti delle istituzioni, teatrali e comunali, che avrebbero dovuto cogliere il messaggio, ma sicuramente erano mescolati fra il pubblico così rumoroso.
Certo Cedolins ha ringraziato il teatro e donato di fatto al Comune il cachet e nessuno le ha porto i ringraziamenti ufficiali, ma questo non sicuramente turbato il buon esito della serata.
In più di trent’anni di carriera la voce è cambiata. Ma ha mantenuto un suono omogeneo, acuti sicuri, filati eleganti, fiati lunghissimi.
Siamo davanti ad uno strumento che ha vissuto, è stato rispettato, non ha subito violenze dal repertorio e dal troppo esibirsi .
Così i colori sono andati maturando, le sfumature si sono arricchite, sono emersi toni bruni interessanti. Gli acuti, pur meno smaglianti di un tempo, ma rimangono pieni, convincenti e si sono impreziositi in profondità narrativa e suggestioni.
L’attrice, già grande, si è fatta ancora più credibile e davanti a noi prende forma, credibile e suggestiva, Cio cio san.
Non una patetica imitazione di una quindicenne, come spesso altre soprano hanno proposto, ma una donna vera, matura ma ancora bellissima, che fa suo il vissuto della fanciulla, ne coglie l’essenza, la condivide e trasforma in note, pause,respiri, sguardi, silenzi .
Non ci sono ingenuità e finzione, ma piuttosto scelta coraggiosa, coraggio della consapevolezza, in un crescendo narrativo che culmina sull’acuto finale, solido, molto drammatico, ma senza eccessi veristici e privo di compiacimenti.
Fortissima la presa recitativa sulle note musicali, che paiono attraversare la cantante, scolpirle l’anima a colpi di pugnale, in un silenzio plumbeo che dura qualche attimo dopo la conclusione per rompersi in una acclamazione dirompente della platea.
‘Io son l’umile ancella’ della Cedolins di oggi è ricca delle sfumature dell’esperienza, ha i colori della vita, il dramma della fatica, la tensione dell’andare in scena sempre e comunque.
Quella cui abbiamo assistito è stata una grande prova metateatrale: una acclamata regina del palcoscenico che canta una diva della scena, che si offre nella sua autenticità più profonda al pubblico, che coglie la poesia e saluta la cantante con un applauso interminabile, ovazioni ed una vasta standing ovation .
Dopo l’intervallo la seconda parte è occupata dalla Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák,
che la Spinnato dirige con gesto sicuro, esaltando nel migliore dei modi le potenzialità del gruppo e dei singoli componenti della Female Symphonic Orchestra Austria
Nel primo movimento, Adagio – Allegro molto, dalle atmosfere spiritual Swing Low, il suono appare opulento, ben governato, ricco di una suggestiva resa sonora; il Largo propone una melodia afroamericana, che la Spinnato sviluppa puntando alla finezza dei suoni ed alla bravura delle soliste.
Nella terza parte, la danza, cita atmosfere del folklore ceco, reso nella componente più elegante, tanto nei momenti più intimi che in quelli di respiro collettivo.
Sontuosa è la conclusione, affidata al motivo Allegro con fuoco finale, affrontato con bravura, evitando di rifarsi ai modelli più conosciuti, esaltando colori ricchi di suggestioni e pieni di energia
Alla fine applausi copiosi, a sancire una serata di grande e meritato successo.
Gianluca Macovez
Female Symphonic Orchestra Austria
Fiorenza Cedolins soprano partecipazione speciale
Silvia Spinnato direttrice
Amy Marcy Cheney Beach (1867-1944)
Sinfonia in Mi minore op. 32 “Gaelic”
Allegro con fuoco
Alla Siciliana – Allegro vivace – Andante
Lento con molto espressione
Allegro di molto
Amy Marcy Cheney Beach (1867-1944)
4 Songs op. 29 orchestrazione Valentina Casesa
- Within Thy Heart
- The Wandering Knight
- Sleep, Little Darling
- Haste, O Beloved
3 Browning Songs op. 44 orchestrazione Valentina Casesa
- The Year’s at the Spring
- Ah, Love, but a Day!
- I Send My Heart up to Thee!
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Anton Dvorak (1841-1904)
Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo”
Adagio – Allegro molto
Largo
Molto vivace
Allegro con fuoco