di Salvatore Margarone
Franz Liszt nasce a Raiding, Ungheria, nel 1811, compositore e pianista virtuoso si distinguerà dai coevi per le sue spiccate doti musicali, divenute oramai memorabili. La sua vita è uno dei romanzi più emozionanti della storia della musica: virtuoso senza pari in tutto il corso della sua vita, soprattutto in gioventù, fu circondato da un’aura di artista geniale, violentemente diviso tra estasi mistica e estasi demoniaca.
Studente a Vienna di Carl Czerny e Antonio Salieri, le sue performance causarono scalpore e lo portarono a trasferirsi con il padre a Parigi dove, nel 1825, presentò il suo unico catalogo d’opera, Don Sanche, ou Le Château d’amour, accolta con poco entusiasmo dal pubblico parigino che lo considerò, più che un grande compositore, soltanto un pianista prodigio.
Nella capitale francese incontrò due dei musicisti che influenzarono molto la sua formazione musicale: il compositore Hector Berlioz con la sua Symphonie Fantastique e, in misura ancor maggiore, il violinista Niccolò Paganini. L’udire quest’ultimo in un recital, nel 1831, fu una vera e propria rivelazione per il giovane virtuoso, il quale ricevette un imprinting di carattere violinistico nel suo modo di suonare: da quel momento, l’obiettivo di Liszt venne raggiunto al pianoforte con effetti sorprendenti, riuscendo ad estrarre Paganini dal suo violino. E vi riuscì soprattutto nei fatidici Studi di esecuzione.
Idolo dei salotti parigini, risale all’anno 1834 la sua relazione con Marie d’Agoult, Comtesse de Flavigny, da cui avrà sua figlia Cosima, futura moglie del direttore d’orchestra Hans von Bülow prima, e Richard Wagner più tardi.
La sua carriera musicale, nel frattempo, continuò in modo inarrestabile e nel 1848 ottenne la carica di maestro di cappella di Weimar, una città diventata nel frattempo un punto di riferimento per la diffusione della musica più avanzata del suo tempo, soprattutto per Wagner e Berlioz, che li ha visti, nel loro debutto, rispettivamente con ilLohengrin e il Benvenuto Cellini.
Fino ad allora la produzione di F. Liszt fu limitata quasi esclusivamente ad un unico strumento: il pianoforte; i suoi anni a Weimar segnarono l’inizio della sua dedizione alla composizione di grandi lavori orchestrali, tra cui le sinfonie Faust eDante; i suoi più famosi poemi sinfonici Tasso,Preludi, Mazeppa, Prometeo, Orfeo e le versioni finali dei suoi due concerti per pianoforte e orchestra.
Listz è stato il più prolifico compositore in termini di nuove opere, favorite dal fatto che il musicista aveva deciso di abbandonare la sua carriera di virtuoso per concentrare il suo tempo esclusivamente alla creazione di nuove composizioni.
Tuttavia, nel 1858, a seguito di alcuni conflitti e intrighi con le autorità giudiziarie e il pubblico, fu costretto a dimettersi dalla carica ricevuta a Weimar. L’ultima fase della sua vita fu dominata da un profondo sentimento religioso che lo portò a ricevere, nel 1865, gli ordini minori. Da quel momento iniziò a scrivere una serie di composizioni sacre, tra le quali brillano di luce propria gli oratori La leggenda di Santa Elisabetta d’Ungheria e Christus. Mai come da quel momento, l’abate Liszt è stato conosciuto ed apprezzato, non perdendo però mai il suo gusto per i piaceri terreni.
Il suo contributo alla storia della musica si può riassumere in due aspetti: da un lato l’aver strutturato le risorse tecniche di scrittura e di interpretazione pianistica estese, dall’altro l’aver dato un impulso determinante alla musica a programma, cioè a quella musica che nasce da una ispirazione extra-musicale, sia essa letteraria o pittorica.
Padre del poema sinfonico, la sua influenza è stata decisiva in questo campo, tanto da spianare il lavoro a musicisti successivi come Smetana, Saint-Saëns,Franck e soprattutto Richard Strauss, il quale ne farà una forma musicale perfetta.
Non meno interessante è la novità del suo linguaggio armonico, in cui audaci cromatismi anticipano alcune caratteristiche della musica del suo amico Richard Wagner e anche dei membri della Seconda Scuola Viennese.
Si ricordano, infine, tra la sua sterminata produzione, le trascrizioni fatte da Liszt delle “Parafrasi” di Opere Liriche come: Lucia di Lammermoor, Ernani, Rigoletto, Trovatore, ecc…, opere nelle quali si riscontrano il gusto ed il compiacimento di Liszt per un genere nel quale lo stesso non si cimentò granché, a parte il primordiale esperimento sopracitato; le 19 Rapsodie Ungheresi, dove emerge tutta la sua vitalità popolaresca e il diletto virtuosistico per la tastiera del suo strumento preferito; le Armonie poetiche e religiose del 1845-52; gli Studi Trascendentali del 1851; gli Anni di pellegrinaggio del 1867-77; le trascrizioni per pianoforte di Lieder di Schubert, Beethoven, Schumann, Mendelssohn, ecc… .
Liszt fu un poeta del pianoforte, un compositore che aspirava alla platealità, in netta contrapposizione con un suo coevo polacco F. Chopin, che invece, nella sua musica, amava l’intimità. Tutte queste caratteristiche rendono Franz Liszt un musicista rivoluzionario ed unico nel suo genere, ricco di contrasti violenti e di inconfondibili linee melodiche che, ancora oggi, i pianisti talentuosi affrontano con non poche difficoltà, dati i tecnicismi con cui sono costruite tutte le sue irripetibili composizioni.
Morirà a 75 anni di polmonite a Bayreuth, Germania, nel 1886.
[…] colti, solo per citarne qualcuno, Domenico e Alessandro Scarlatti, Vivaldi, Pergolesi, Rossini, Listz, Verdi, soprattutto perché accompagnava il rito della via Crucis e la processione del venerdì […]