La plumbea regia di Morgan per Il Matrimonio Segreto di Cimarosa al Teatro Filarmonico di Verona
Oltre ai numerosi bis richiesti, alla prima rappresentazione dell’opera in titolo, nel febbraio del 1792, al Burgtheater di Vienna, venne chiesto e ottenuto il bis dell’intera opera, da parte dall’imperatore Leopoldo, colui che aveva commissionato l’opera a Domenico Cimarosa (su libretto di Giovanni Bertati). Un primato unico al mondo e mai ripetuto.
Dramma giocoso e ironico, che si potrebbe quasi definire un’opera buffa, ben si presta a interpretazioni temporali e scenografiche di tutti i tipi, senza perdere quella vena comica che sempre deriva dal gioco degli equivoci.
Il Teatro Filarmonico dell’Arena di Verona propone Il matrimonio segreto nell’allestimento della Fondazione Teatro Coccia di Novara con la regia di Marco Castoldi. Quest’ultimo è meglio noto al grande pubblico con il nome di Morgan. L’anima eccentrica di questo artista si riflette pienamente in questa messa in scena: tutto è il contrario di tutto, vagamente rock-punk con una vena bohemienne-barocca, insomma Morgan. Il tentativo di stupire quindi non riesce perché scontato e privo di contenuti fruibili dal grande pubblico. La narrazione scorre anonima senza sorprese particolari. Questo potrebbe presentare il vantaggio, tutt’altro che trascurabile, di potere godere appieno di questo capolavoro di Cimarosa senza distrazioni, percependone la grandiosità musicale e drammaturgica in ogni dettaglio. Diciamo potrebbe, perché in questo piovoso pomeriggio scaligero, la scarsità di regia e di elementi presenti nella scenografia curata da Patrizia Bocconi, dove spiccano appena i costumi di Giuseppe Magistro, e una decisamente piatta esecuzione musicale hanno fatto diventare tutto estremamente noioso e soporifero.
Gli elementi principali sul palco sono delle splendide poltrone Proust che rimandano immediatamente ad ambienti rococò, che ben si abbinano alle grandi parrucche con spruzzi colorati indossate da tutti gli artisti e ai richiami dei tessuti scozzesi abbinati a volant dai colori fluorescenti. Pochissimi ma modernissimi altri elementi fanno da cornice ad alcune scene, e sono illuminati con la consueta maestria dalle luci di Paolo Mazzon. Tutto il resto è avvolto da una tetra atmosfera scura che predomina con tristezza, annullando le dinamiche giocose che si dipanano sul palco.
Alessandro Bonato è maestro concertatore in questa rappresentazione, e forse la giovane età (24 anni) influisce molto sullo stile del suo operato. La direzione infatti è prudente, al punto tale da rendere l’esecuzione mancante di quel brio che ci si aspetta da una simile partitura, rendendo l’insieme assolutamente piatto, privo di slanci e con tempi altalenanti. Le dinamiche, anche se curate e precise in alcuni passaggi che sono ancora oggi delle chicche musicali, hanno un’intensità sempre misurata e controllata, che non supera mai un limite prefissato, quasi alla ricerca di una rassicurante plumbea tranquillità.
Risente di questa direzione anche il comparto vocale. Primi a entrare in scena sono il soprano Veronica Gualtiero e il tenore Matteo Mezzaro, rispettivamente Carolina e Paolino, gli sposi segreti. Veronica è chiaramente a suo agio nella parte, con una buona resa drammaturgica ma l’emissione vocale è spesso stridula, mentre di contro Matteo risulta piuttosto scuro, con una forse voluta intenzione di apparire affaticato, come può esserlo uno sposo in una complicata situazione amorosa.
Il lato divertente lo troviamo soprattutto nel basso Salvatore Salvaggio: porta la sua vena comica in scena con eleganza e non mai scivola nel ridicolo, al pari del comprimario Alessandro Abis nei panni del frastornato Conte Robinson.
Rosanna Lo Greco, esattamente come prevista dalla partitura, è una Elisetta vagamente sciocca ma brillante allo stesso tempo. Irene Molinari disegna invece, con i suoi appetiti erotici e sentimentali, una simpatica Fidalma. Per entrambe un’esecuzione piuttosto altalenante.
E’ un peccato che il regista non abbia approfittato delle possibilità sceniche che quest’opera, dalla partitura esuberante con un libretto tutt’altro che banale, può offrire per la regia, invece di spogliarla completamente di quella “leggerezza” che dovrebbe predominare. Sicuramente non si potrebbe reggere una immediata replica intera di uno spettacolo così congeniato ed eseguito.
Federico Scatamburlo
La recensione si riferisce alla recita del 3 novembre 2019
Photo©ENNEVI
Teatro Filarmonico – Rassegna autunnale Viaggio in Italia
IL MATRIMONIO SEGRETO
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Giovanni Bertani
Musica di Domenico Cimarosa
Carolina Veronica Granatiero
Il Signor Geronimo Salvatore Salvaggio
Paolino Matteo Mezzaro
Il Conte Robinson Alessandro Abis
Fidalma Irene Molinari
Elisetta Rosanna Lo Greco
Orchestra e tecnici dell’Arena di Verona
Direttore Alessandro Bonato
Regia Marco Castoldi, in arte Morgan
Regista collaboratore Catia Pongiluppi
Scene Patrizia Bocconi
Costumi Giuseppe Magistro
Luci Paolo Mazzon
Direttore allestimenti scenici Michele Olcese
Allestimento della Fondazione Teatro Coccia di Novara