L’avvento della Dodecafonia nell’opera
Nasce così la Dodecafonia e “Von Heute auf Morgen” fu la prima opera a sfruttare questa tecnica compositiva. L’attività teatrale di Schömberg culmina con l’incompiuto “Moses und Aron” (gli unici due atti furono rappresentati nel 1957) sul testo dello stesso musicista. È una partitura che in termini molto profondi guarda ai rapporti tra Dio e l’uomo e considera come la virtù divina venga distorta dall’uomo.
Allievo di Schömberg, Alban Berg, prosegue ed allarga l’esperienza del suo maestro, facendo del linguaggio dodecafonico, da molti giudicato livellatore di qualsiasi valore musicale, un fertilissimo campo per le più disparate esperienze musicali. Berg, infatti, nelle sue due opere, “Wozzeck” (1922) e “Lulu” (incompiuta, ma completata da F. Cerha nel 1979) considerate due punti fondamentali dell’opera moderna, dimostra una passionale e diretta partecipazione alle vicende drammatiche dell’uomo, al contrario di Schoenberg che assume valori molto più interiori. In particolare, il personaggio di Wozzeck rappresenta l’angoscia dell’uomo oppresso dalla solitudine, incapace di vivere una propria vita perché prigioniero di un mostruoso ingranaggio che lo attanaglia.
Fra i molti compositori tedeschi che nel dopoguerra si sono dedicati all’opera, ricordiamo Carl Orff (1895-1982) e Hans Werner Henze (1926-2012). Orff si avvale di un linguaggio strumentale caratterizzato da ritmi molto marcati, quasi ossessivi, accentuati da un grande uso di strumenti a percussione. Le sue opere più importanti sono: “Der Mond” (“La luna”, 1989), “Die Kluge” (“La donna saggia”, 1943), “Antigonae” (1949) e “Oedipus der Tyrann” (1959). Henze, del quale ricordiamo le opere “Boulevard solitude” (1952), “Der junge Lord” (“Il giovane Lord”, 1965), l’opera per bambini “Pollicino” (1980) e “Die Englische Katze” (“La gatta inglese”, 1983), pur con uno stile opposto a quello di Orff, ha mantenuto, al pari di Orff, un certo legame con un teatro di tipo tradizionale, comunicativo.
Va poi citato Bernard-Alois Zimmerman (1918-1971), una delle voci più importanti della musica d’avanguardia tedesca, fu autore di balletti e dell’opera “Die soldaten” (“I soldati”, 1965), lavoro di complessa ed efficace struttura teatrale. La sua prematura scomparsa ha interrotto uno sviluppo musicale serio e di grande interesse.
Concludiamo con Karlheinz Stockhausen (1928-2007), grande maestro dell’avanguardia. Di lui citiamo “Licht” (“Luce”), sette opere teatrali, uno per ogni giorno della settimana : “Donnestag” (1981), “Samstag” (1983) , “Montag” (1988), “Dienstag” (1992) e “Freitag” (1996). Una triplice forma è alla base dell’immensa impalcatura musicale, ne definisce situazioni e personaggi in un fitto intreccio di corrispondenze numeriche e di esoteriche allusioni, quasi a ricordarne i Lietmotive wagneriani. Ai tratti già noti della musica di Stockausen, il messianismo, la concezione del tempo come misura di cicli vitali, l’idea di un’unità cosmica che si esprime nelle vibrazioni del suono, si affianca ora un nuovo piacere per la melodia, un gusto per la trasparenza di scrittura che sconfina nel diatonismo, in una luce peraltro personalissima.