Ottima rappresentazione ieri sera, 14 aprile 2016, al Teatro Regio di Torino.
La donna serpente, opera in tre atti su musica di Alfredo Casella, va in scena per la prima volta in questo teatro, in occasione del Festival Casella che il teatro stesso ha organizzato.
di Salvatore Margarone
Compositore eclettico Casella, ma personalissimo nelle sue produzioni musicali, in quest’opera impegnativa si rileva fortemente una ricerca timbrica degli strumenti orchestrali come parte protagonista dell’opera.
Come diceva lui stesso: “La donna serpente è tra le cose più vive e più ricche di valori sonori che il teatro musicale moderno europeo abbia prodotto. La necessità di dare una tradizione italiana alla rivoluzione di Stravinskij si rivela sempre meglio come l’incentivo iniziale, non tanto della instaurazione di un gusto contingente e polemico, quanto della formazione di una storia personale di musicista riassorbita e rivissuta nella corrente di un umanesimo nazionale”. (A.Casella)
Gianandrea Noseda, che dirige l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, da sempre grande sostenitore della produzione di Casella, le cui partiture ha inciso e diretto in numerose occasioni, dichiara: «Con La donna serpente Casella ha composto un’opera fuori dagli schemi, mettendo a frutto una fervida fantasia creativa. Casella mette in atto uno strappo analogo a quello che la seconda Scuola di Vienna attua nei confronti dell’Espressionismo, con la differenza che la corrente stilistica dalla quale il compositore torinese prende le distanze è il Verismo». Infatti a vederlo dirigere l’orchestra del Regio se ne evince tutta la difficoltà.
Lo spettacolo, che è una coproduzione con il Festival della Valle d’Itria, ha la regia di Arturo Cirillo, attore e regista di fama, che dichiara: «Lavorando su La donna serpente mi è venuto in mente Il flauto magico; entrambe le opere-fiaba hanno un sottile velo di crudeltà per la scelta di far passare i protagonisti attraverso l’esperienza purificante del dolore. Per me questa assonanza è motivo di notevole fascino, visto che adoro Mozart. La mia regia per quest’opera vive di musica e per la musica. Non prende le mosse esclusivamente dalla lettura del libretto, che da sola dice poco, ma dall’ascolto consapevole della partitura».
Già da queste due dichiarazioni si può comprendere la grandezza e l’importanza che ha quest’opera, e che oggi finalmente viene fatta conoscere ad un pubblico più ampio, che poco è abituato alla messa in scena di opere moderne come queste.
Al suo interno ritroviamo un po’ di tutto, riferimenti alla commedia dell’arte con “le maschere”, al classicismo, per arrivare al post verismo italiano; ma, all’ascolto, si ritrovano pure alcuni riferimenti “rossiniani”, per così dire, come ad esempio nel quintetto finale dell’opera, dove cinque personaggi interagiscono tra loro con un rimbalzo di parole, dall’uno all’altro, ad una velocità fulminea, senza mai scadere nel banale, il tutto sempre contornato dal coro che è quasi sempre presente sulla scena ed ha una parte fondamentale in tutta l’opera.
Cast d’eccezione quello di ieri sera che vede tra i protagonisti una splendida Carmela Remigio nel ruolo di Miranda, fata e regina di Eldorado, di cui ne ha interpretato brillantemente l’ambiguità di donna che si trasformerà in serpente per un incantesimo. Sempre “sul pezzo“, la Remigio è attenta ad ogni singola nota che canta, interpretando con le movenze del corpo il loro significato.
Piero Pretti, nei panni di Altidòr, re di Téflis, non è da meno. Vocalità squillante la sua, intonatissimo anche nei momenti più impervi della parte. La linea di canto è sempre sul registro medio – acuto, ma non si percepisce mai il minimo sforzo vocale nella resa.
Ma anche il resto del nutrito cast, di cui l’opera è costituita, è degno di nota, a partire dalle quattro maschere: un azzeccatissimo e grande Roberto de Candia, l’ottimo Francesco Marsiglia, i brillanti Marco Filippo e Romano Fabrizio Paesano; Erika Grimaldi, la voce che interpreta Armilla, sorella di Altidòr e sposa di Tògrul; Farzana, fata e La corifea interpretata da Francesca Sassu; Canzade, amazzone, era Anna Maria Chiuri; Demogorgòn, re delle Fate era Sebastian Catana; Tògrul, ministro fedele, Fabrizio Beggi; La fatina Smeraldina e Una voce nel deserto: Kate Fruchterman; Badur, ministro traditore e Il corifeo: Donato Di Gioia; ma anche il resto non si è risparmiato come: Emilio Marcucci, Alejandro Escobar, Eugenia Braynova, Roberta Garelli, la voce interna Giuseppe Capoferri.
Tantissimi quindi i personaggi e gli interpreti di quest’opera, ma ben definiti vocalmente e scenicamente anche grazie ai sapienti, curatissimi e coloratissimi costumi di Gianluca Falaschi, che hanno reso alla perfezione ogni singolo personaggio.
Di grande effetto ed importanza, in un’opera di questo genere, sono le luci affidate in questo caso a Giuseppe Calabrò, che sono state gestite magnificamente ricreando ombre, momenti inquieti, ecc… per l’intera opera e che affiancati alle bellissime, semplici ma efficacissime scene di Dario Gessati, hanno trasportato lo spettatore in un bellissimo mondo fatato ed ultraterreno.
Altro punto di forza per una serata magnificamente riuscita sono le coreografie create da Riccardo Olivier, rendendo il tutto ancor più coinvolgente.
Concludendo diremmo che possiamo andare fieri di poter dire che anche in Italia abbiamo la nostra Opera – Favola (composta da Alfredo Casella), e che non solo W.A.Mozart ha messo in musica una fiaba, anche se in forma diversa perché siamo in presenza di un Singspiel, che a differenza da questa, è costituito solamente da parti cantate e parti recitate.
Essendo questa quindi un’opera poco rappresentata, non è facile trovare documentazione in merito alla stessa, riteniamo pertanto di fare cosa gradita ai nostri lettori riportandone di seguito la sinossi:
PROLOGO. Il re delle fate, Demogorgon (baritono), concede alla prediletta figlia Miranda (soprano) di divenire sposa di Altidor (tenore), re di Teflis, alla condizione che sia sua sposa per nove anni e un giorno; che mai nel frattempo gli riveli il vero nome e la sua condizione di fata; che allo scadere dei nove anni lo costringa, prima, a giurare di non maledirla mai, poi, con orribili misfatti, a maledirla. Mutata allora in serpente, tale rimarrà per duecento anni, al termine dei quali tornerà ad essere fata.
ATTO I. In un deserto Albrigor (Brighella – tenore) e Altidruf (Traffaldino – tenore), rievocano la storia dell’incontro di Altidor con Miranda, divenuta sua sposa e madre di due figli. Un giorno, quando Altidor chiese alla sposa di quale stirpe fosse, Miranda e i figli scomparvero. Da allora il re li cerca, mentre i suoi tentano, a loro volta, di ricondurlo nel regno, ma senza risultato. Anzi, improvvisamente compare davanti al re Miranda: folle di gioia, Altidor le giura che mai potrà imprecare contro di lei. Miranda, che vede avverarsi i disegni di Demogorgon, tenta di preparare lo sposo ai terribili avvenimenti che seguiranno: poi scompare.
ATTO II. Ancora nel deserto. Davanti ad Altidor e ai cortigiani compare Miranda su una rupe insieme ai figli, che fa gettare dai suoi soldati in una sottostante voragine di fuoco. Nemmeno ora Altidor la maledice. Più tardi però, alla notizia che Miranda ha assalito con le sue truppe il visir Badur (baritono) che stava recando vettovaglie a Teflis assediata dai tartari, Altidor impreca contro di lei. Appare Miranda: svela ogni cosa, che il rogo era finto, che Badur è un traditore. Infine si muta in serpente.
ATTO III. Demogorgon invita Altidor, preso sempre dal ricordo della sposa, ad affrontare delle prove che gliela ridaranno. Davanti al sepolcro che racchiude Miranda-serpente, Altidor vince tre mostri e supera un muro di fiamme. Crolla allora il sepolcro, ricompare la reggia fatata luogo del loro primo incontro, e da essa esce Miranda che si getta tra le braccia dello sposo.
(fonte: Le Garzantine Musica – Garzanti 2001)
La donna serpente
Opera fiaba in un prologo, tre atti e sette quadri
Libretto di Cesare Vico Lodovici dall’omonima fiaba di Carlo Gozzi
Musica di Alfredo Casella
Prima esecuzione a Torino
Direttore d’orchestra: Gianandrea Noseda
Regia: Arturo Cirillo
Personaggi e Interpreti:
- Altidòr, re di Téflis: Piero Pretti
- Miranda, fata, regina di Eldorado, sua sposa: Carmela Remigio
- Armilla, sorella di Altidòr, sposa di Tògrul: Erika Grimaldi
- Farzana, fata e La corifea: Francesca Sassu
- Canzade, amazzone: Anna Maria Chiuri
- Alditrùf, arciere di Altidòr (maschera): Francesco Marsiglia
- Albrigòr, servo di Tògrul (maschera): Marco Filippo Romano
- Pantùl, aio di Altidòr (maschera): Roberto de Candia
- Tartagìl, basso ministro di Tògrul (maschera): Fabrizio Paesano
- Tògrul, ministro fedele: Fabrizio Beggi
- Demogorgòn, re delle Fate: Sebastian Catana
- La fatina Smeraldina e Una voce nel deserto: Kate Fruchterman
- Badur, ministro traditore e Il corifeo: Donato Di Gioia
- Primo messo e La voce del mago Geònca: Emilio Marcucci
- Secondo messo tenore: Alejandro Escobar
- Prima fatina: Eugenia Braynova
- Seconda fatina: Roberta Garelli
- Una voce interna: Giuseppe Capoferri
Scene: Dario Gessati
Costumi: Gianluca Falaschi
Coreografia: Riccardo Olivier
Luci: Giuseppe Calabrò
Assistente alla regia: Antonio Ligas
Assistente ai costumi: Gianmaria Sposito
Maestro del coro: Claudio Fenoglio
Orchestra e Coro Teatro Regio Torino
Fattoria Vittadini
Nuovo allestimento
In coproduzione con Festival della Valle d’Itria