Nel 2023 si celebra il 150° anniversario della nascita di Sergej Rachmaninov, illustre compositore, direttore d’orchestra e pianista eccelso vissuto tra la fine del 1800 e la prima metà del 1900.
Di seguito vi proponiamo l’intervista che il nostro direttore ha rilasciato per Rai Cultura in questi giorni. Un viaggio alla scoperta della vita e dei successi del grande pianista e compositore.
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Nato nel 1873, Sergej Rachmaninov si impone come pianista e compositore non solo in Russia ma anche in Europa e, nella seconda parte della sua vita, in America.
Quando si parla di Rachmaninov dobbiamo ricordare il periodo storico che coincide con i suoi anni di formazione: siamo intorno alla fine del 1800, un fine secolo che segnerà una linea di rottura con il passato per proiettare i compositori verso il nuovo secolo e quindi verso nuovi orizzonti musicali.
Il Romanticismo ha segnato la storia della musica per innumerevoli compositori che, al pianoforte in primis, hanno dato una collocazione ed un’impronta storica alle loro composizioni e vede in Ciajkowsky l’ultimo rappresentante di quel periodo. Ma non solo, in ambito sinfonico si ha l’affermazione del Poema sinfonico e della musica a programma con Richard Strauss e in Russia inizia un periodo che caratterizza la scuola russa: il Gruppo dei Cinque ed il nazionalismo in musica.
Il nazionalismo in musica era già in voga anche in Germania, proprio con R.Strauss, ma in Russia si vuole affermare una musica che dia un marchio riconoscibile, dando vita a due scuole di pensiero: quella di San Pietroburgo, prettamente russa e portata avanti dal Gruppo dei Cinque capitanato da Rimsky-Korsakow, e la scuola più filo occidentale, quella di Mosca, capitanata da Ciajkowsky.
In questo contesto contrapposto nasce, cresce e si forma il giovane Rachmaninov. Gli anni di studio lo vedono tra il Conservatorio di San Pietroburgo per poi passare definitivamente a quello di Mosca, dove termina gli studi di pianoforte e composizione ed inizia la carriera da pianista e direttore d’orchestra. Per tutta la sua vita non si farà influenzare dalle correnti musicali dell’epoca rimanendo fermo sulle sue idee, che non sono distanti da quelle di Ciajkowsky, suo idolo.
La sua musica nasce dal cantabile, dalla sua predisposizione alla melodia ma con un’armonia possente e ricca di contrappunto, ricca delle sue esperienze non solo musicali ma letterarie e di vita vissuta.
Si scontrerà con mentalità lontane dalla sua, farà i conti con i primi regimi a seguito della caduta dell’impero zarista dei Romanov, che porterà alla Rivoluzione Russa del 1917-18. Sconfortato dal disastro che i bolscevichi perpetrarono in Russia in quegli anni, decise di partire dalla sua patria per trasferirsi negli Stati Uniti. Nella convinzione che dopo qualche anno sarebbe rientrato in Russia, inizia una brillante carriera come pianista e direttore d’orchestra proprio in America, toccando le principali città del continente. La sua fama ormai lo precede, è un pianista affermato, è richiesto, tanto da effettuare oltre 70 concerti in un solo anno.
Ma la situazione in Russia peggiora sempre più, scoraggiando Rachmaninov a rientrare. Infatti, non metterà più piede in patria e morirà a Los Angeles nel marzo del 1943, proprio agli esordi della seconda guerra mondiale.
Muore senza una patria, la sua patria, la Russia. Muore come cittadino del mondo, sconfortato per aver dovuto espatriare in un continente che non sentiva come casa sua. Anche se molto acclamato in America come musicista e pianista eccellente, non si sentirà mai un cittadino americano ma, al contrario, un nostalgico e triste esule.
Sarà proprio questo sentimento di abbandono e tristezza che sarà la colonna sonora delle sue composizioni che diventeranno immortali ed uniche anche nel nuovo secolo delle avanguardie.
Insomma potremmo definirlo l’ultimo romantico, sicuramente epigono del grande compositore russo Ciajkowsky.