Storia dell’Opera: Beethoven e Weber l’era romantica

Beethoven e Weber: i primi esperimenti dell’opera romantica

Decima Puntata

Abbiamo già fatto cenno dell’ammirazione di Ludwig van Beethoven (1770-1827) per i lavori di Cherubini, ma anche per “La Vestale” di Spontini. Il grande compositore di Bonn si sentiva fortemente attratto dall’opera ma allo stesso tempo non voleva subirne i limiti, le convenzioni; egli non accettava di comporre un’opera qualsiasi e così fallì il suo primo tentativo operistico. Ciò avvenne nel 1803 quando Emanuel Schikaneder, già librettista del “Flauto magico” di Mozart, gli offrì un libretto dal titolo emblematico “Vestas Feur“. L’incontro con la musica di Cherubini aveva lanciato una moda, quella della pièce a sauvetage, lavori che si incentravano sulle vicende di due innamorati, uno dei quali ingiustamente prigioniero. Il “Fidelio” si inserisce in questa moda narrando le vicissitudini di due innamorati e della liberazione in extremis dell’infelice prigioniero.

ritratto di Ferdinando Paer
Ferdinando Paer

Il libretto originale del francese Jean-Nicolas Bouilly era già stato utilizzato in precedenza per altre opere, una delle più importanti era stata la “Leonora, ossia l’amor coniugale” del compositore parmense Ferdinando Paer (1771-1839) rappresentata con grande risonanza a Dresda nel 1804, un anno prima dell’opera di Beethoven. L’opera di Paer è drammaturgicamente ben equilibrata, con una felice caratterizzazione dei personaggi, in particolare quelli di Leonora e Marcellina (quest’ultima molto più importante che non nell’opera di Beethoven).

ritratto di L.v.Beethoven
L.v.Beethoven

L’attenzione al canto mostra poi caratteri anticipatori di quella che sarà l’opera italiana di là a venire, in particolare con Donizetti. L’opera di Beethoven andò in scena, con il titolo di “Leonore“, il 20 novembre 1805 a Vienna con esito fallimentare. Le ragioni sono molteplici, non ultima, un’eccessiva lunghezza della partitura. Il compositore iniziò quindi un lungo e faticoso lavoro di revisione che portò a ben quattro versioni dell’ouverture, e a diciotto versioni dell’introduzione alla grande scena del carcere. Finalmente, il 23 giugno del 1814, “Fidelio” andò in scena, nella versione che ancora oggi viene  eseguita, consegnando così alla storia un’opera unica ed irripetibile nel suo genere, un autentico inno all’eroismo e alla libertà da ogni oppressione.

 

ritratto di Ernst Theodor Hoffman
Ernst Theodor Hoffman

Per trovare dei soggetti veramente originali, bisognava guardare alle opere di Ernst Theodor Hoffman (1776-1822) e di Louis Spohr (1784-1859). Il 3 agosto 1816 va in scena a Berlino “Undine” di Hoffman, opera autenticamente tedesca. Il soggetto unisce il gusto tipicamente romantico fra il fantastico ed il magico, che veniva dalla riscoperta delle leggende popolari, ad un intreccio ricco di passioni umane. Meno di un mese dopo, in primo settembre 1816 a Praga, Spohr presentava il suo “Faust“, un lavoro di grande importanza per la storia dell’opera tedesca. Per la prima volta infatti le vicende di Faust diventavano soggetto di un’opera. Il librettista, l’austriaco Joseph Karl Bernard, si era principalmente basato sul romanzo di Maximilian Klinger (1752-1831) “Fausts leben, taten, Hoellenfahrt” (1791) per la stesura del libretto, senza perdere di vista il “Don Giovanni” di Mozart, opera che tutti i romantici consideravano come il perfetto esempio di arte romantica.

Musicalmente, Spohr introduce un’importante novità: per la prima volta in un’opera tedesca egli fa un uso veramente moderno del Leitmotiv, che sarà alla base di molti altri compositori, da Weber fino a Marschner, Lortzing, ecc.. Hoffman e Spohr sono le solide fondamenta sulle quali poggia l’opera musicale di Carl Maria von Weber (1786-1827). Dopo un’intensa attività di impresario e direttore d’orchestra a Breslau e a Praga e le prime esperienze di compositore, all’inizio del 1817 Weber convince l’amico Friedrich Kind a scrivere per lui un libretto tratto dal “Libro dei fantasmi” di Apel e Laun. Nacque così “Der Freischutz” (“Il franco cacciatore”) che andò in scena a Berlino il 18 giugno 1821. “Der Freischutz” segna la nascita ufficiale dell’opera romantica tedesca nella quale confluiscono tutti i tratti distintivi del romanticismo: ecco il gusto per il fantastico ed il leggendario, ecco l’anelito a ciò che è lontano ed irraggiungibile, ecco l’amore per la natura con il fascino misterioso che da essa traspare. Nell’opera romantica è il popolo che parla e che si esprime con il suo linguaggio, con le sue melodie; il soprannaturale, invece, con i suoi demoni e i suoi tenebrosi messaggeri, penetra nella vita quotidiana e la sconvolge.

ritratto di Carl Maria von Weber
Carl Maria von Weber

“Il franco cacciatore” non è l’esemplare primitivo della tanto agognata opera romantica tedesca, ma il primo modello compiuto. Il termine opera romantica era già stato usato anche per l'”Undine” di Hoffman ma, come ha affermato il celebre musicologo Alfred Einstein, “Sé è toccato al “Freischutz” piuttosto che all'”Undine”, o al “Faust” di Spohr segnare una data negli annali dell’opera tedesca, ciò è dipeso dal vigore e dalla personalità di Weber, dal suo senso del teatro, dalla brevità e dalla concisione della partitura, infine, da quei misteriosi imponderabili inerenti ad ogni opera individuale”. Altrettanto importante nella produzione di Weber, è l'”Euryanthe” (1823) che, con la sua vicenda di cavalieri buoni e cattivi e di dame offese nell’onore, è chiaramente anticipatrice del “Lohengrin” wagneriano. Vi è poi l'”Oberon” che, in ordine cronologico, è l’ultima opera teatrale di Weber, rappresentata al Covent Garden di Londra il 12 aprile del 1826. Anche qui la vicenda è popolata da figure fantastiche che risolvono i momenti più drammatici con magie ed incantesimi e, malgrado i limiti evidenti del libretto, la musica si innalza con momenti di autentica grandezza, a partire dalla splendida ouverture.

Alla prossima…

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