Storia dell’Opera: l’opera tedesca, da Schubert a Wagner
L’opera tedesca, da Schubert a Wagner
Nei precedenti articoli dedicati all’opera tedesca abbiamo parlato del primo romanticismo, dell’evoluzione del melodramma compiuta da Hoffman, Spohr e soprattutto da Weber. Non va però dimenticata la produzione teatrale di Franz Schubert (1797-1828), una produzione che copre quasi per intero la vita del musicista, un arco di tempo che va dal 1812 all’anno della morte, il 1828. Schubert sentiva in sé una forte vocazione per il teatro, ma questo rimase un sogno irrealizzato perché durante la sua vita, dei suoi unici lavori teatrali, uno solo, “Die Zwillingsbruder”, andò in scena a Vienna nel 1820.
Le opere più importanti di Schubert sono sicuramente “Alfonso und Estrella” (composta nel 1821 e rappresentata nel 1854) e “Fierrabras” (composta nel 1823 e rappresentata nel 1897, in occasione del primo centenario della nascita del musicista). In particolare “Fierrabras”, ultima opera di Schubert, ha goduto di un’importante recupero ad opera di Claudio Abbado che l’ha riproposta in occasione del Festival di Vienna nel 1988. Questa ripresa ha messo in luce la ricchezza teatrale che permea quest’opera. Ad essa Schubert lavorò con grandissimo fervore caratterizzando i personaggi e le situazioni attraverso un’attenta cura dei colori orchestrali e con un uso ben consapevole della tecnica del Leitmotiv.
Primo importante erede dell’opera di Weber è Heinrich August Marschner (1795-1861) considerato anche il principale tramite verso l’operismo di Wagner. Non a caso, lo stesso Wagner a vent’anni diresse un’esecuzione del “Vampyr”, il capolavoro di Marschner, apportando delle modifiche alla partitura ed inserendo alcune pagine scritte di suo pugno. L’argomento dell’opera, carico di orrore con la figura del protagonista, Lord Ruthven, si collega ad un altro eroe maledetto, il Don Giovanni mozartiano, e presenta forti anticipazioni di quello che sarà l’Olandese dell’opera di Wagner, in particolare anche per l’uso piuttosto cospicuo del declamato. L’operismo romantico pre-wagneriano si muove sostanzialmente nel campo del Singspiel, un genere che il grande musicista di Lipsia abbandonerà completamente. Gli argomenti dei libretti si incentrano generalmente su vicende che guardano al mondo popolare, mescolato con elementi fantastici, o su situazioni che guardano all’operismo italiano o francese.
Tra i compositori di maggior spicco di questo periodo va ricordato Konradin Kreutzer (1780-1849). La sua opera più famosa resta “Das Nachtlager von Granada” (1834), un lavoro che mostra una certa gradevolezza dal punto di vista del lirismo e della melodia vocale (non a caso Kreutzer era particolarmente apprezzato come compositore di Lieder) mentre è piuttosto carente da un punto di vista drammatico.
Ben altro spessore hanno i lavori di Albert Lortzing (1801-1851). Compositore ed anche librettista delle proprie opere, Lortzing ha brillato soprattutto nel genere comico, mettendo in luce una notevole freschezza melodica. Le sue opere più famose sono: “Zar und Zimmerman” (“Zar e carpentiere”, 1837), “Der Wildschutz” (“Il bracconiere”, 1845) e “Undine” (1845), nella quale Lortzing riprende un tema molto caro alla letteratura romantica, quello della creatura sovrannaturale che si innamora di un umano e per il quale alla fine si sacrifica. In questa partitura Lortzing mette in luce anche un’autentica vena lirica di grande pregnanza espressiva. Va poi ricordata un’altra opera di Lortzing: “Hans Sachs” (1840), una delle fonti d’ispirazione dei wagneriani “Maestri cantori”.
Otto Nicolai (1810-1849) e Friedrich von Flotow (1812-1883), a differenza di Lortzing, sono due compositori che ancora oggi godono di una certa popolarità. Del primo si ricorda l’opera “Die lustigen Weiber von Windsor” (“Le allegre comari di Windsor”, Berlino 1849), sul tema delle avventure amorose di Sir John Falstaff narrate da Shakespeare e più volte messe in musica, fin dal XVIII sec.. Del secondo “Martha” (1847) e in particolare la sua aria “Ach so traut!”, nota in Italia come “M’appari tutta amor”, cavallo di battaglia dei tenori; è l’opera che lo ha portato alla celebrità, anche se la sua musica indulge ad un certo sentimentalismo di maniera.
Più originale è invece il teatro musicale di Peter Cornelius (1842-1874), noto soprattutto per l’opera comica “Der Barbier von Bagdad” (1858). Di questo autore va anche riscoperta un’altra opera, “Der Cid” (1865). In essa sono evidenti le influenze di Berlioz e di Wagner, in particolare il Wagner del “Lohengrin”, ma anche un’originale scrittura drammatica che si esprime nella caratterizzazione dei personaggi, in special modo di quello di Chimene, perfettamente delineato in tutta la sua evoluzione interiore.
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