Bel Macbeth al Verdi di Trieste

MACBETH
Musica di GIUSEPPE VERDI

Melodramma in quattro parti su libretto di Francesco Maria Piave da Shakespeare

Maestro Concertatore e Direttore FABRIZIO MARIA CARMINATI
Regia HENNING BROCKHAUS
Scene JOSEF SVOBODA
Ricostruzione dell’allestimento scenico BENITO LEONORI
Costumi NANÀ CECCHI
Coreografie VALENTINA ESCOBAR

Personaggi e interpreti

Macbeth          GIOVANNI MEONI

Lady Macbeth            SILVIA DALLA BENETTA

Macduff          ANTONIO POLI

Banco              DARIO RUSSO

Dama di Lady Macbeth          CINZIA CHIARINI
Malcolm         GIANLUCA SORRENTINO
Medico           FRANCESCO MUSINU
Domestico di Macbeth/Apparizione              DAMIANO LOCATELLI
Sicario/Apparizione               GIULIANO PELIZON
Araldo                        FRANCESCO PACCORINI
Apparizioni                ISABELLA BISACCHI, MARIA VITTORIA CAPALDO, SOFIA CELLA, CRISANTHI NARAIN

Con la partecipazione del Coro I Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti dal M° CRISTINA SEMERARO

ALLESTIMENTO IN COPRODUZIONE TRA FONDAZIONE PERGOLESI SPONTINI DI JESI E FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Maestro del Coro PAOLO LONGO
ORCHESTRA, CORO E TECNICI DELLA FONDAZIONE TEATRO LIRICO GIUSEPPE VERDI DI TRIESTE

Il Verdi di Trieste ripropone, dopo dieci anni, lo storico ‘Macbeth’, nell’ allestimento con le scene di  Josef Svoboda, ricostruite da Benito Leonori , i costumi di Nanà Cecchi e la regia di Henning Brockhaus. Una operazione riuscita, motivata dal grande valore storico ed artistico di questo   spettacolo.

Non si tratta di una operazione di recupero passivo, magari affidata ad uno degli aiuti del Maestro: dietro questa messa in scena c’è un  enorme lavoro di prove, seguito in persona da Svoboda, che riesce a far indossare a quasi tutti gli interpreti la parte come fosse un guanto e, grazie al contributo della coreografa Valentina Escobar, a trasformare il coro in streghe possedute dal male ed in  eserciti sanguinari.

La scena è costituita da una struttura flessibile, che si adatta al racconto,  con proiezioni mai scontate,  specchi stupefacenti, streghe volanti, porte che si aprono a sorpresa e che  trasportano lo spettatore in una dimensione interiore affascinante, onirica e per certi versi sconvolgente.

I costumi, a cavallo fra Shakespeare e Kurosawa, raccontano una dimensione al di là  del tempo e dello spazio che appare credibile, mai forzata.

Il coro,  diretto da Paolo Longo,  ha cantato con competenza, intensità e misura, con il valido contributo de I Piccoli Cantori della Città di Trieste diretti da Cristina Semeraro. .

Il Maestro Fabrizio Maria Carminati ha diretto con sicurezza un’ orchestra che conosce bene, calibrando i volumi sonori e riuscendo a supportare  le voci , in modo da mettere in risalto il grande lavoro fatto sulla parola e sugli accenti.

Per quel che riguarda gli interpreti, sottolineata la grande fatica di dover cantare tre volte in cinque giorni, tutti sono stati all’altezza della situazione.

Suggestive  le apparizioni di Isabella Bisacchi. Maria Vittoria Capaldo, Sofia Cela, Crisanthi Narain, Damiano Locatelli e Giuliano Pellizzon, questi ultimi due impegnati anche in altri ruoli ben  risolti.

Sicura vocalmente e scenicamente  la Dama di Cinzia Chiarini e corretto il Medico interpretato da Francesco Musinu. Gianluca Sorrentino era un adeguato Malcolm, più esuberante scenicamente che vocalmente.

Dario Russo è stato un Banco dalla voce generosa, con grandi fiati,  acuti sicuri, un colore piacevole.

Antonio Poli  si conferma  un tenore molto interessante, che offre la baldanza degli acuti e la bellezza del suo strumento vocale per  tratteggiare un Macduff intenso energico, determinato a vendicarsi della violenza che  ha  subito.

Giovanni Meoni è un Macbeth corretto vocalmente, tecnicamente sicuro, che però risulta  avaro di sfumature,  piuttosto generico nell’interpretazione e che non riesce a coinvolgere appieno, neanche nella grande pagina ‘ Pietà, rispetto, amore’.

Assoluta protagonista della serata, la  carismatica Silvia Della Benetta, che regala  una Lady dalla fortissima personalità.

Il soprano, dopo trent’anni di carriera, vanta una tecnica sicura,  un centro solidissimo, acuti centrati, appropriate agilità  ed una tavolozza di sfumature  ammalianti, che accompagnano la Lady in un viaggio nella pazzia, che appare ben prima della scena del nottambulismo.

Prodigioso il lavoro svolto sulla parola, sul significato delle singole frasi, sulle sfumature, che ha portato a dipingere una Lady posseduta da una implacabile  fame di potere.

Il controllo è assoluto: movimenti, espressioni, respiri sono in perfetta sincronia con la musica e permettono all’interprete di evocare il caleidoscopio di donne che abitano la mente della regina sanguinaria: una donna meravigliata dai vaticini delle streghe, una tigre in agguato che si aggira nella notte, una bimba in cerca di giochi perduti, una moglie determinata ad appagare i suoi desideri, una donna sensuale che  accompagna alle tinte voluttuose del canto i movimenti di un corpo che improvvisamente sembra imprigionato della rigidità dell’abito.

Il momento interpretativo più alto della serata è stata la grande scena del sonnambulismo, diventata una sorta di viaggio nella pazzia, nella quale forse manca la componente del sogno, ma sicuramente è ben presente quella dell’incubo, ottenuta anche giocando con i volumi, alternando un canto possente a pianissimi volutamente sussurrati, che descrivono meglio di mille parole  la devastazione interiore  che  abita il cuore della sanguinaria sposa di Macbeth.

Una prova  dalla enorme personalità, che fa rientrare la Dalla Benetta nel novero delle Lady più interessanti ed originali  di oggi.

Alla fine, il teatro, affollatissimo, ha tributo un successo trionfale a tutti gli interpreti, con particolare entusiasmo per la coppia di protagonisti.

Trieste, 29/01/2023

Gianluca Macovez

 

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